Prefazione del ministro F.Fazio

Nel Piano Nazionale della Prevenzione del triennio 2010-2012 del Ministero della Salute per la prima volta è stato riservato un capitolo alla prevenzione della cecità e dell’ipovisione.

Questo perché l’impatto psicosociale delle malattie della visione è molto rilevante nella società moderna, dal momento che nel Terzo Millennio la maggior parte delle informazioni e delle attività socioculturali utilizza la funzione visiva come sistema primario.

Risulta quindi evidente che una ridotta capacità visiva ha un impatto devastante sia sulla vita lavorativa sia sulle attività socioculturali.
Nasce da qui la scelta di dedicare uno dei Quaderni della Salute all’oftalmologia dal titolo:
“Appropriatezza nella prevenzione, diagnostica e terapia in oftalmologia”.

Da sempre l’oftalmologia si caratterizza da un punto di vista epidemiologico per fasce d’età di maggiore incidenza e gravità patologica: laddove vi è un lungo periodo della vita, tra i dieci e i cinquanta anni circa gli eventi patologici sono più rari, mentre l’infanzia e soprattutto la vecchiaia vedono una più frequente e più grave incidenza di patologie oculari. Un’eccezione è rappresentata dalla retinopatia diabetica, che ancora oggi è la maggiore causa di cecità nell’età lavorativa.

La situazione della prima fascia di età non si è modificata sostanzialmente e, anzi, potrebbe avere un impatto ridotto per via della contrazione delle nascite, della prevenzione e del trattamento precoce dei difetti refrattivi, mentre del tutto diversa è la situazione della terza fascia di età. Come in tutti i campi della medicina e ripetutamente segnalato in altri Quaderni, l’impatto delle patologie dell’anziano si è enormemente dilatato per i ben noti motivi dell’allungamento della vita media, della maggiore richiesta anche nell’anziano di una buona qualità della vita e del progresso e ampliamento delle possibilità diagnostiche e terapeutiche, del tutto attuali anche in oftalmologia.

Proprio quest’ultimo aspetto rappresenta un punto chiave della specialità, dal momento che soprattutto nell’ultimo ventennio i progressi della semeiologia e della terapia oftalmologica hanno rivoluzionato la maggior parte delle procedure più che non nel resto del ventesimo secolo. Basti pensare, in primo luogo, alla chirurgia della cataratta e, ancora, alle tecniche di imaging e al trattamento delle patologie vascolari e/o degenerative del fondo oculare, alla diagnostica e al trattamento dei glaucomi, al trattamento conservativo dei tumori intraoculari e tanto d’altro.

La sfida dell’oftalmologia del Terzo Millennio è rappresentata dal diritto alla vista, come indica l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel suo Progetto “Vision 2020”, un’iniziativa mondiale per eliminare le cause di cecità evitabili.

L’Italia è in prima fila in questo progetto, avendo istituito una Commissione nazionale per la prevenzione della cecità, nell’ambito dell’iniziativa mondiale, per l’implementazione, il monitoraggio e la valutazione periodica di un Piano Nazionale di prevenzione della cecità e dell’ipovisione. L’oftalmologia moderna è una branca specialistica medico-chirurgica che ha trasferito gran parte della sua attività in un setting assistenziale non intensivo, in quanto diverse patologie oculari possono oggi essere trattate in tutta sicurezza e con esiti di salute accettabili presso strutture sanitarie ambulatoriali. Per quanto riguarda l’attuale assetto dell’assistenza oftalmologica, è stata evidenziata la persistenza di alcune importanti criticità riconducibili alla spiccata disomogeneità territoriale nella distribuzione dei posti letto e dei servizi ambulatoriali e alla frammentazione della casistica in molti punti d’offerta, con risposta non ottimale per alcune patologie di notevole rilevanza e complessità.

Questo si traduce nella necessità di riorganizzare l’assistenza oftalmologica, con l’intento di ottimizzare le risorse umane e tecnologiche, ridefinire i percorsi clinico-organizzativi, migliorare la qualità, la tempestività e l’equità nell’accesso alle cure. Tale riorganizzazione è incentrata anche per l’oftalmologia sullo sviluppo e sull’implementazione di reti assistenziali per la presa in carico dei pazienti, in cui trovino adeguata armonizzazione funzionale le diverse strutture territoriali e ospedaliere di primo e secondo livello e i centri di eccellenza, identificati sulla base del dimensionamento e della tipologia di dotazione tecnologica, delle competenze professionali, dei volumi di attività e della dislocazione geografica.

Nei Capitoli dedicati alle patologie più importanti del sistema visivo vengono affrontate le patologie suddivise per le età della vita, se ne descrivono l’appropriatezza nel trattamento, dal punto di vista sia professionale sia organizzativo, e gli ortodossi percorsi diagnostico-terapeutici. I percorsi possono rappresentare un modo concreto di dare significato al concetto di appropriatezza e qualità ai servizi sanitari, migliorando l’efficienza e la continuità delle cure e riducendo la variabilità dei trattamenti. Tutte le attività di verifica e di aggiornamento continuo della qualità dell’assistenza sanitaria sono oggi doverose, nonostante le innegabili difficoltà. È necessario, comunque, che un tale processo, perché risulti veramente utile, coinvolga attivamente tutto il gruppo che concorre alla realizzazione delle singole attività connesse al problema identificato e rappresenti un sistema per fornire al paziente utente un prodotto finale migliore, senza mai costituire un sistema per fare emergere responsabilità o colpe individuali.

Negli ultimi anni la diagnostica strumentale in oftalmologia ha raggiunto, grazie alle nuove tecniche di imaging, un livello impensabile solo alcuni anni fa.

Questo elevato livello tecnologico ha comportato anche una dilatazione dei costi non sempre giustificata. Nessun sistema sanitario può prescindere da considerazioni limitative sulla spesa per le prestazioni mediche ai cittadini. Anche gli oftalmologi, di fronte a questo problema, devono adottare ogni misura si consideri adeguata per preservare le indicazioni e i percorsi clinico-strumentali sicuramente dotati di valida efficacia clinica, dimostrata da una mole considerevole di studi; laddove l’efficacia sia sovrapponibile, si devono indicare i percorsi diagnostici o terapeutici caratterizzati da costi minori (caratterizzati da un migliore rapporto costo-efficacia e costo-beneficio), evitando di accettare iter che producono un risultato meno valido solo perché meno costosi. Nel Capitolo dedicato all’imaging vengono illustrate le moderne strumentazioni per lo studio della retina e del nervo ottico e la loro appropriatezza d’uso per orientare nella scelta della strumentazione da impiegare nelle diverse patologie.

Una parte significativa del Quaderno è dedicata ai bisogni e alle realtà dei soggetti ipovedenti o ciechi;

Viene sottolineato come la condizione delle persone con disabilità visiva nella società sia radicalmente mutata nel tempo, così come la società abbia oggi un atteggiamento diverso nei confronti delle persone disabili; l’handicap, infatti, non è più inteso come una limitazione della persona, ma come un problema dovuto alla difficoltà dell’ambiente sociale di rispondere positivamente alle esigenze di una persona in condizione di svantaggio. Tuttavia, il mutamento più rilevante nella condizione delle persone disabili consiste nel riconoscimento che le stesse non sono, come si suol dire, portatori di handicap, ma bensì portatori di diritti. L’uguaglianza delle opportunità e dei diritti non è un ideale astratto, ma la condizione per l’effettiva inclusione delle persone con disabilità nel contesto sociale.

Prof. Ferruccio Fazio Ministro della Salute 

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